WoooW
Cosa faccio, scrivo o non scrivo? Ma..forse, che faccio, continuo a leggere un po’? Ormai il kindle stima un’ora di lettura alla fine dell’ultimo libro che sto leggendo e che ho letteralmente divorato. Forse è proprio la paura di vedere sul suo display ridursi sempre più velocemente i minuti al termine del libro a spronarmi a scrivere anche questa volta. Non voglio che sia un impegno, mi ripeto, ma in qualche modo credo che mi torni utile per fare un po’ il punto della situazione su tutto quanto vissuto a Livingstone fino ad adesso.
Ormai sono qui da 10 giorni e stranamente, l’euforia, la necessità e il bisogno di condividere col mondo esterno tutte le novità e le esperienze appena vissute sta iniziando ad affievolirsi. Immagini, sguardi, suoni, odori, sensazioni è come se in punta di piedi stessero iniziando a farsi spazio dentro di me. Le vedo accatastarsi l’una sull’altra. Flash di situazioni appena trascorse, panorami e tramonti mozzafiato eccoli tutti lì, come se silenziosamente mi stessero chiedendo del tempo per mettersi comodi e iniziare a costruire un percorso lungo 11 mesi. Penso sia proprio questo il punto: il tempo.
Ci sono esperienze mordi e fuggi che si raccontano colti da un istinto e da un’euforia irrefrenabile, altre invece così complesse e articolate che ti chiedono tempo. Tempo per farle tue, tempo per rielaborarle e tempo per capirle e capirti.
E’ stata una prima settimana tranquilla ma con tante scoperte. Un luogo dove ogni giorno, più volte al giorno sei ancora in grado di sgranare gli occhi e a pieni polmoni pronunciare un sentitissimo WoW!
Wow perché per andare nel centro YCTC (Youth Community Training Center) dove lavorerò per il prossimo anno devo attraversare 2 compound dove la realtà, mescolata tra terra rossa e spazzatura, è così forte da imprimerti sguardi sorrisi o semplici saluti accompagnati dall’immancabile suono MUZUNGU (bianco in lingua Nyanja)*.
Wow perché YCTC, fondato ormai da una quindicina di anni, permette ai ragazzi più poveri e vulnerabili tra i 15 e i 25 anni, provenienti dai compound della città, di accedere a corsi professionalizzanti (catering, tayloring, plumbing, computer, ecc.) per ovviare alla “falsa partenza”. Sapere di lavorare lì, con l’obiettivo, molto sfidante, di rimettere in sesto una falegnameria che contribuisca alla sostenibilità di questo progetto mi fa sentire davvero importante e motivata a fare del mio meglio.
Wow perché all’uscita del centro alle 17,10, mi immergo in un’atmosfera surreale dove canti e musiche africane accompagnano sullo sfondo un gruppo di ragazzini che quella musica riescono a vestirla con movenze che richiamano i balli attorno al fuoco di qualche tribù africana intravista in qualche documentario. Altri ragazzini si sfidano su una campo da calcio di terra rossa resa ancora più vivida dai colori del tramonto che si sta esprimendo alle loro spalle iniettandomi dritta al cuore, da privilegiata spettatrice, una dose di solida serenità e gioia.
E’ domenica mattina e sono le 9,30 del 12 ottobre, io e Silvia guidate da canti e musica black, ci imbattiamo in un strana chiesa molto moderna dove con grande sorpresa vediamo seduta un’altra MUZUNGU, che a sua insaputa, già con la sua sola presenza, ci incoraggia a farci avanti. All’interno, veniamo accolte da un tripudio di colori di citengue (stoffa locale) e note calde. Semplici canzoni di chiesa in inglese, spesso ripetitive ma che in quell’ambiente e con quelle tonalità hanno il potere di emozionarti… Osservo, ascolto, mi immergo e ci risiamo…WOW!
Buono stupore a tutti..alla prossima!
* In Zambia esistono ben 72 principali tribù ognuna con una sua propria lingua ma tutte di origine bantu, ma “per fortuna” le principali lingue parlate sono 7. A Livingstone le più parlate sono Nyanja e Tonga. A detta del tassista madrelingua Nyanja, che come tutti gli zambiani ha subito voglia di presentarsi e intavolare una breve discussione, è quasi impossibile per lui capire il Tonga! E’ così che in Zambia, anche tra diverse tribù, si trovino costretti a parlare in inglese tra di loro, facendomi per fortuna sentire meno extra-comunitaria!