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Un colpo al cuore

Livingstone, 21 novembre 2015

E’ passato un bel po’ di tempo da quando mi sono messa davanti ad un foglio elettronico completamente bianco nell’attesa di fare il punto sulla settimana appena trascorsa, raccogliendo racconti, sensazioni, scoperte e semplicemente descrivendo la realtà di Livingstone. “Tutto pianificato, sabato mattina mi metto a scrivere un po’ e a raccontare della plenaria a Siavonga e dell’inconveniente dell’auto rotta dopo appena 18km dall’uscita di Siavonga”. Vado a nanna e sabato mattina mi sveglio praticamente all’alba con un forte senso di ansia. Mi tiro giù dal letto conscia che neanche la classica conta delle pecore potesse aiutarmi a riprendere sonno. Accedo a Facebook e la prima cosa che visualizzo sullo schermo sembra a primo acchito solo una nuova app per far sapere al mondo di Facebook che Tizio Caio e Sempronio stanno bene. Resto sconvolta ancora una volta dalla estrema necessità che ormai tutti i “frequentanti” di questo social network non riescano a fare a meno di condividere pensieri e invettive. Stavolta mi dovevano comunicare che stavano anche bene. Ero davvero fuori strada e la doccia fredda arriva 2 secondi dopo, scorrendo le prime immagini e i primi post. E’ il 14 mattina presto e qualche ora prima a Parigi si è scatenato l’inferno. Resto sconvolta, attonita e rintontita. Continuo a leggere e ad approfondire le terribili notizie. Sul web si alternano messaggi ed esternazioni delle più svariate. Si va dall’odio indistinto verso i musulmani, come titola qualche giornale, a messaggi che invece cercano di ripercorre la storia e creare parallelismi con altri attentati e situazioni ben più drammatiche di guerra che ogni giorno si consumano in giro per il mondo ma accompagnati da un eco ben più limitato. Continuo a rimbalzare da un giornale all’altro incredula fino a giungere ad una notizia-premonizione che vuole che i prossimi attacchi siano previsti a Londra, a Washington e solo successivamente a Roma. Dopo uno strano sospiro di sollievo, mi rendo conto di quanto possa essere stato facile attribuire inconsciamente un valore e una priorità alla propria empatia. Qui, lontana da tutto, vivo in una dimensione parallela all’interno di una bolla, in un’atmosfera ovattata dove i problemi del mondo rimbalzano lasciando spazio a sensazioni più intime e interne che non ascoltavo da anni. Ripercorro le preoccupazioni di amici e parenti prima della mia partenza per l’Africa ma ancora una volta realizzo quanto tutto sia così aleatorio e imprevedibile. Ti trovi ad un concerto con amici o seduta ad un ristorante cambogiano con il tuo nuovo flirt ed ecco che all’improvviso non è più una canzone o un bacio inaspettato a risvegliare i tuoi sensi bensì un colpo di pistola. Un rumore assordante che ti sveglia e ti fa capire come ogni istante vissuto sia un dono. L’unica certezza resta il presente da rispettare e del quale gioire. Un colpo al cuore per tutti coloro che sommersi da pesanti routine, senso del dovere e senso di colpa attraversano la vita come fantasmi non assaporando l’eccezionalità di ogni battito di cuore e di ogni respiro. La vera domanda è il perché di tutto questo? Un’altra lezione imparata, un altro mattoncino che si sovrappone alle esperienze e alle riflessioni di questi primi mesi in questa terra arsa e flagellata dal sole cocente e da temporali improvvisi. Silenzio e rispetto per le vittime ma allo stesso rabbia ed esame di coscienza per tutto ciò che continuiamo ad accettare e del quale restiamo pigramente passivi complici.

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