Carpe diem
Livingstone, 5 dicembre 2015
I giorni qui in Zambia sembrano davvero scorrere ad un ritmo più incalzante ma allo stesso tempo sospesi in una strana dimensione di quiete e relax dove ad ogni respiro viene dedicato il tempo che si merita. Il Tempo è proprio quello che in occidente sembra la risorsa più scarsa. “Non ho tempo”, “già le 18?”. Qui a Livingstone non succede. Liberi dal martellamento continuo di media, internet e infinite attività da organizzare e alle quale partecipare ritrovi la tua quiete dedicandoti mezz’ora ad osservare un albero sotto il porch di casa o ti godi 30 minuti di passeggiata al mattino nel compound. Il tempo e il ritmo li crei tu come un musicista alle prese con la sua ultima creazione. Assorbito in questa nuova dimensione creativa ogni nuova esperienza sembra avere un eco ancora più forte e si incastona nei ricordi con tutte le nuances e i dettagli che la rendono unica.
Il week end del 7-8 novembre è dedicato alla plenaria della ONG per la quale lavoro qui a Livingstone. Ore 7 partenza alla volta di Siavonga, piccola cittadina a 8 ore di macchina da Livingstone. Siamo in moto, iniziamo a canticchiare a squarciagola le prime canzoni dell’ipod quando dopo appena 18km da Livingstone il cruscotto segnala un surriscaldamento dell’acqua del motore. Ci fermiamo ed esaminiamo la situazione, consultiamo, nei rari momenti di copertura di rete, gli altri membri della ONG e decidiamo, dopo mezz’oretta sotto il sole cocente nel mezzo del nulla, di ritornare a Livingstone e cercare un mezzo alternativo. Dopo qualche giro di chiamate, un muffin e un cappuccino all’accogliente Olga’s italian corner, siamo pronti per riprovarci. Il viaggio è lungo ma finalmente alle 21 arriviamo a Siavonga, sconvolti ma felici di riunirci a tutti gli altri ragazzi della ONG. Cena a lume di candela sul lago Kariba* e a mezzanotte tutti a nanna. Il giorno dopo ci dedichiamo al mattino alla visita della diga Kariba e il pomeriggio è dedicato alla plenaria pronti per ascoltare gli ultimi aggiornamenti sui progetti Celim e per condividere idee e pensieri con il resto del Gruppo. La mattina dopo siamo già pronti a ritornare a Livingstone ma prima non possiamo non approfittare di una breve visita a Lu situ, villaggio rurale tradizionale, a quaranta minuti di macchina da Siavonga, verso Kafue, dove il tempo sembra essersi fermato. Enormi baobab circondati da casette in paglia. Un tuffo al cuore, nello spirito e nell’anima. Dopo un giretto di circa un’ora, risaliamo in macchina pronti per ritornare verso la nostra amata Livingstone ma non posso fare a meno di continuare a scorrere sulla mia macchina fotografica le immagini dei luoghi e dei visi dei bimbi appena incontrati.
Il tempo passa veloce qui a Livingstone, io e Silvia siamo ormai così dentro alla routine e alla vita locale che ogni sera ci dilettiamo con qualche attività, a discapito del tanto coccolato ukulele portato da me con cura dall’Italia, con l’obiettivo di imparare a suonarlo bene entro l’anno. Il venerdì sera, l’appuntamento fisso è al Fez Bar, piccolo pub sulla Mosi oa Tunya (strada principale che porta a Lusaka) dove ci ritroviamo con un gruppo di locali e altri ragazzi volontari. Eravamo proprio lì lo scorso venerdì quando siamo state avvicinate da Adam, ragazzo sud africano di 30 anni, che ci racconta del suo piccolo progetto soprannominato Freedom Camp. Si tratta di un camping sulle sponde dello Zambesi a 40 minuti da Livinsgtone. Io e Silvia ci guardiamo con fare complice e decidiamo di andare a darci un’occhiata nel week end. La partenza è sabato alle 14. La strada è lunga e davvero dissestata ma il paesaggio è da lasciare senza fiato. Attraversiamo 3 splendidi villaggi rurali depositati nell’immensità e nella solitudine di questa terra rossa che ci accompagna ormai da 2 mesi. Guardo fuori dal finestrino e mi sento viva. “Dove altro potrei essere se non qui?!”. Scendiamo dal mini bus, indossiamo le mountain shoes e ci prepariamo alla discesa. Il Freedom camp infatti si trova in un piccolo lembo di terra adagiato sullo Zambesi circondato da montagne. Uno spettacolo unico, anche se la fatica, il poco allenamento e la vaga esperienza di passeggiate in montagna si fanno sentire. Dopo trenta minuti siamo giù su una spiaggia bianchissima e finissima e il fiume Zambesi di fronte che scorre a grande velocità. Sembra di esserci ritrovate lì per caso dopo un naufragio. Sembra un’isola abbandonata e inesplorata. Io e Silvia ci appropriamo di una tenda e ne approfittiamo per rinfrescarci nel fiume. Dopo qualche ora è già il tramonto, iniziano i preparativi per la cena, iniziamo a sorseggiare qualche birra e mangiamo qualche boccone. Sembra davvero ferragosto ma invece si tratta del 21 novembre! La serata termina con la sinuosa danza del fuoco di un falò accompagnato dal suono dei bonghi. Il giorno dopo per le 16 siamo di nuovo in marcia pronti alla risalita della montagna per andare incontro ai taxi che ci avrebbero dovuto portare a Livingstone. Una volta arrivati lì, però, non c’è traccia di taxi e di vita umana ad eccezione dei miei compagni di week end. Iniziano le prime strategie per contenere il panico da abbandono in una landa desolata al tramonto, ma per fortuna, basta solo un messaggio ad uno dei tanti tassisti incontrati in questi mesi per riaccendere la speranza di un lieto fine. Siamo salvi e siamo di nuovo in town ma ancora più ricchi e carichi grazie ai due giorni inaspettati appena trascorsi “into the wild”.
E’ questo il bello di vivere a pieno questa esperienza, ogni situazione è un’occasione per un nuovo incontro e ogni viaggio un altro sorso di vita. Carpe diem!
* Siavonga è una piccola cittadina a 8 ore di macchina da Livingstone, soprannominata la riviera dello Zambia per via del lago sul quale si affaccia che la separa dallo Zimbabwe. Si tratta di un lago artificiale grande quanto il Veneto e la Lombardia messi insieme, ricavato grazie ad una delle più imponenti dighe del mondo terminata nel 1963 e costruita sul fiume Zambesi. Il lago Kariba rappresenta il principale polmone energetico dello Zambia e degli altri paesi limitrofi ai quali lo Zambia vende la propria energia. La forte siccità dell’anno scorso ha comportato un forte abbassamento delle acque del lago, che unite a politiche poco nitide di vendita dell’energia zambiana agli altri paesi africani limitrofi, ha portato a necessarie politiche di taglio energetico, pari al momento a 8ore al giorno, che stanno fortemente impattando le attività produttive e l’economia del Paese