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Welcome to Livingstone

Confusione, urla, disordine è questa la stazione di Lusaka dove, con la mia fedele compagna di viaggio Silvia, e giusto le 5 valigie a seguito e l’immancabile ukulele, ho preso il pullman per raggiungere finalmente Livingstone. A bordo siamo le uniche due bianche. I bambini ci osservano con tanto d’occhi come fossimo aliene. Qualche minuto e il pullman parte. Guida a sinistra, clacson a tutto spiano, frenate e sorpassi da Formula Uno…diciamo che la sensazione prevalente non era proprio la piena serenità! Rassegnata e sopraffatta dalla stanchezza, crollo, svegliata solo da qualche frenata improvvisa per attraversamento mucche.

Dopo 6 ore di viaggio scendiamo dal pullman accerchiate e spintonate da un’orda di gente che ci tocca offrendoci aiuto. Schivati. Scarichiamo le valigie e per fortuna in nostro salvataggio arriva il nostro punto di riferimento a Livingstone il nostro OLP (Operatore Locale di Progetto). Eccoci a casa!! Che dire se non stupenda e africana! Un giardino di terra rossa, alberi e il tanto amato porch all’americana!! Questa sarà casa per il prossimo anno.
Ecco le prime “buone notizie”, il nostro OLP e la sua ragazza ci comunicano che è appena iniziato il Power cut. Si proprio così, da giugno circa, lo Zambia, sostengono a causa dell’assenza di piogge durante lo scorso anno, sta affrontando forti disagi nella distribuzione e nella gestione della corrente. Ogni giorno quindi, a rotazione, la corrente viene staccata per circa 8 ore nelle diverse aree della città. I più fortunati hanno un generatore, gli altri, come noi, al calar della notte, si armano di candele e lampade a pile e si intrattengono con giochi da tavolo o con nuove letture.

Sono le 14 e il taglio dell’elettricità è appena iniziato, fino alle 22 niente corrente. Prendiamo posto nelle stanze. Dopo un’oretta circa usciamo per una sorpresa preparataci dall’OLP. Dopo una quindicina di minuti eccoci davanti all’albergo più lussuoso dì Livingstone a 500 m dal confine con lo Zimbabwe. Terrazza in tek adagiata sullo Zambesi. Spettacolo mozzafiato! Ippopotami all’orizzonte che sbadigliano mentre paciosi si lasciano cullare dalle acque del fiume. Zebre e giraffe a spasso nel giardino: non sembra vero! Un Cosmopolitan con i nuovi coinquilini e Welcome to Livingstone!

Torniamo a casa, un po’ di riso e verdure e a nanna.
Il giorno dopo il risveglio non è dei migliori, vomito e corro in bagno a velocità mai raggiunte. Il panico inizia ad assalirmi…sarà già malaria?! Che sarà!? Fino al primo pomeriggio resto stesa a letto priva di forze. Nostalgia, tristezza, paure e dubbi si intrecciano in un vortice che mi risucchia e mi fa pensare a quanto vorrei attorno a me la mamma, a quanto già mi mancano gli affetti e a quanto tutti loro siano importanti per me.

Quando sei giù, essere a 24 ore di viaggio da casa pesa. Non avere connessione ad internet non fa altro che allungare ancora di più le distanze lasciando ampi spazi vuoti a elucubrazioni decise ad inferire l’ultimo colpo e a rimettere tutto in discussione. E’ proprio lì che, con un colpo di reni, provi ad uscire dal loop ancorandoti ai ricordi di quella emozione che ti ha spinto a prendere questa decisione… “Anche stavolta ha funzionato!”. La febbre è scesa, mi sento più forte e inizia a tornare il sereno. Il sorriso si spiega sul mio volto, guardo fuori dalla finestra e realizzo che attorno a me c’è l’Africa. Il solo nome mi riaccende e mi dà la stessa grinta e la stessa curiosità che mi hanno portato fino a qui…

 

Welcome to Livingstone!

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